Come in un castello incantato, tre mistiche guardano immagini che le fanno volare. I testi che parlano di loro traboccano di visioni ove bambini divini saltano fuori da culle celesti; fanciulle graziose in groppa ai cavalli percorrono boschi «trasformanti»; Madonne che parlano possono inchinarsi davanti alle donne o possono litigare con loro; Cristi loquaci possono animarsi, in modo da «sedurre» le mistiche, o possono sconvolgerle come i cavalieri delle favole. In questo libro si analizzano le storie di tre donne mistiche – due agiografi e e un&apos;autobiografi a – fatte di parole sì, ma pure di immagini. Inizialmente l&apos;attenzione è rivolta all&apos;agio-biografi a di santa Lutgarda (1182–1246), appartenente alla raccolta di vite scritte dal domenicano Tommaso di Cantimpré – le Vitae matrum; Lutgarda mostra infatti di avere alcune visioni di personaggi celesti in base a come questi venivano rappresentati dall&apos;iconografi a del suo tempo. Un&apos;altra esperienza mistica analizzata è quella di sant&apos;Angela da Foligno (1248–1309), una donna carnale e passionale che cerca l&apos;Assoluto con l&apos;aiuto delle immagini dipinte, come leggiamo nella sua autobiografi a spirituale. Il cerchio si chiude con la mistica sant&apos;Agnese da Montepulciano (1268–1317), a sua volta molto sensibile al «potere delle immagini». Delineando le storie di queste donne, lo studio mette in luce un&apos;indicazione metodologica che riguarda la possibilità di individuare, nella rappresentazione agiografi ca, motivi comuni fra le mistiche del Nord Europa e quelle italiane, individuando così un typus di santità femminile europea.

Tre storie di santità femminile tra parole e immagini

Aus kritischer Lektüre zentraler Werke der philosophischen Anthropologie und auf der Grundlage einer Ontologie des Lebendigen entwickelt diese Arbeit eine allgemeine Ontologie der Kunst. Sie destilliert aus dem Begriff des Lebendigen die Bedingungen der Möglichkeit der Lockerung der Fesseln des Seins durch Sprache und Kultur, die Möglichkeit transzendierenden Tuns des Menschen in der Immanenz des Daseins und exemplifiziert dies an der poetologischen Denkfigur des impulso rítmico des spanischen Dichters Antonio Gamoneda. Sie bestimmt den Rhythmus als bewegte Bewegung und Impuls der werdenden Form in der Erscheinung der Welt im Spiegel der Seele in dichterischer Sprache und behauptet in ihren Textanalysen die epistemologische Qualität und ontologische Dignität der dichterischen Rede Antonio Gamonedas.

Orbis Romanicus

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