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Блейк Пирс Prima Che Brami
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“In realtà stavo venendo a trovarti. Ho pensato che ti andasse di andare a mangiare qualcosa.”
“Proprio quello che stavo per fare. Perfetto.”
Scesero insieme con l’ascensore e si sedettero al tavolo di una piccola rosticceria un isolato più avanti. Mentre si accomodavano con i sandwich, Bryers le rivolse una domanda impegnativa.
“Come vanno le cose?” chiese.
“Be’... vanno. Sono bloccata dietro una scrivania, intrappolata in un cubicolo a leggere infinite scartoffie. Non è esattamente quello che avevo in mente.”
“Se a dirlo fosse un qualunque altro nuovo agente, potrebbe suonare presuntuoso” disse Bryers. “Invece si dà il caso che sia d’accordo con te. Sei sprecata. Ed ecco perché sono qui: sono venuto a salvarti.”
Lei lo guardò, pensierosa.
“In che modo?”
“Con un altro caso” rispose Bryers. “Naturalmente capirò se preferirai restare sul tuo attuale caso a studiare frodi sull’immigrazione. Tuttavia, credo di avere qualcosa che si addice di più ai tuoi interessi.”
Mackenzie sentì il cuore accelerare.
“Riusciresti a togliermi dal mio caso così facilmente?” gli chiese sospettosa.
“Certo che posso. Al contrario dell’altra volta, adesso hai il pieno appoggio di tutti. McGrath mi ha chiamato mezz’ora fa. Non è esattamente entusiasta all’idea che tu ti butti subito in azione, ma io ho insistito.”
“Sul serio?” chiese lei, sentendosi sollevata e, proprio come aveva detto Bryers, un po’ presuntuosa.
“Se vuoi posso mostrarti il mio registro delle chiamate. Voleva telefonarti per dirtelo di persona, ma gli ho chiesto come favore di lasciare che fossi io a comunicartelo. Credo che sapesse già da ieri che saresti stata coinvolta, ma volevamo essere certi di avere un caso solido.”
“E lo avete?” gli chiese. L’eccitazione iniziò a crescerle dentro.
“Sì. Abbiamo rinvenuto un cadavere in un parco a Strasburg, in Virginia. Somiglia molto ad un cadavere che abbiamo trovato nella stessa zona circa due anni fa.”
“E credi che le due morti siano collegate?”
Lui ignorò la domanda e addentò il sandwich.
“Te ne parlerò per strada. Per ora mangiamo. Goditi questo silenzio finché puoi.”
Lei annuì e piluccò il sandwich, anche se improvvisamente non aveva più tanta fame.
Provava eccitazione, ma anche terrore e tristezza. Qualcuno era stato assassinato.
E sarebbe toccato a lei sistemare le cose.
CAPITOLO QUATTRO
Lasciarono Quantico subito dopo pranzo. Mentre Bryers guidava, diretto a sud-ovest, Mackenzie sentì di stare scampando alla noia, solo per essere portata dritta verso il pericolo.
“Allora, cosa puoi dirmi di questo caso?” chiese infine.
“Un corpo è stato rinvenuto a Strasburg, in Virginia. Il cadavere era in un parco statale, in condizioni molto simili a quelle del corpo scoperto più o meno nella stessa zona circa due anni fa.”
“Credi che i casi siano collegati?”
“Dev’essere così, se vuoi la mia opinione. Stessa zona, stessa brutalità. Se vuoi darci un’occhiata, i dossier sono nella mia cartellina, sul sedile posteriore.”
Mackenzie si allungò verso il sedile posteriore e recuperò la cartellina a soffietto che Bryers aveva sempre con sé quando c’erano delle indagini da svolgere. Ne estrasse un fascicolo, facendo intanto altre domande.
“Quando è stato scoperto il secondo cadavere?” chiese.
“Domenica. Finora non abbiamo nessuna traccia che ci indichi come proseguire. Non abbiamo una pista come l’altra volta. Abbiamo bisogno di te.”
“Perché proprio di me?” chiese lei, curiosa.
Lui ricambiò lo sguardo.
“Adesso sei un’agente, e sei anche brava” disse. “La gente parla già di te; persone che non sanno chi fossi prima di arrivare a Quantico. Anche se non è comune che un nuovo agente sia assegnato a un caso del genere, be’, tu non sei esattamente un tipico agente, no?”
“È una buona o una cattiva cosa?” chiese Mackenzie.
“Dipende dai risultati che otterrai, immagino” disse lui.
Mackenzie lasciò cadere il discorso, rivolgendo la propria attenzione al fascicolo. Bryers la sbirciò un paio di volte mentre esaminava i contenuti – per vedere come reagiva, o per vedere a che punto fosse arrivata. Mentre scorreva i fogli, le raccontò del caso.
“Ci sono volute solo poche ore prima di essere praticamente certi che l’omicidio fosse collegato ad un altro cadavere scoperto a circa cinquantacinque chilometri di distanza, due anni fa. Le foto che vedi in quel fascicolo sono di quel corpo.”
“Due anni fa” disse Mackenzie sospettosa. Nella foto, vide un corpo orrendamente mutilato. Era così terribile che dovette distogliere lo sguardo per un momento. “Cosa vi ha permesso di collegare con tanta facilità i due omicidi con l’enorme lasso di tempo intercorso tra loro?”
“Entrambi i corpi sono stati ritrovati nello stesso parco statale, ed entrambi erano mutilati. E lo sai cosa pensiamo delle coincidenze all’FBI, no?”
“Che non esistono?”
“Esattamente.”
“Strasburg” disse Mackenzie. “Non lo conosco affatto. È un paesino, giusto?”
“Mh, più un paese di medie dimensioni. La popolazione si aggira sui seimila abitanti. Una di quelle cittadine del sud ancora aggrappata alla Guerra Civile.”
“E c’è un parco statale lì?”
“Eh già” disse Bryers. “Anch’io mi sono stupito. Non poco. Il Parco Statale di Little Hill. All’incirca centodieci chilometri di terra in tutto. È proprio al confine con il Kentucky. È molto popolare per pescare, fare campeggio e arrampicate. Ci sono molte foreste inesplorate.”
“Come sono stati scoperti i corpi?” chiese Mackenzie.
“Un campeggiatore ha trovato il secondo sabato notte” disse Bryers. “Invece nel caso del primo cadavere, la scena era piuttosto raccapricciante. Il corpo è stato rinvenuto a settimane di distanza dall’omicidio. Era già in putrefazione e gli animali selvatici ne avevano mangiato alcune parti, come puoi vedere nelle foto.”
“C’è qualche indizio chiaro su come siano state uccise le vittime?”
“Non siamo riusciti a trovarne. I corpi hanno subito troppe mutilazioni. Il primo, quello di due anni fa, aveva la testa quasi del tutto recisa, tutte e dieci le dita delle mani mancanti e mai trovate, e la gamba destra mozzata all’altezza del ginocchio. Il cadavere più recente era un po’ sparso dappertutto. La gamba sinistra è stata trovata a sessanta metri di distanza dal resto del corpo. La mano destra era mozzata e non l’abbiamo ancora ritrovata.”
Mackenzie sospirò, sopraffatta per un momento dalla crudeltà che esisteva nel mondo.
“Che brutalità” commentò piano.
Lui annuì.
“Già.”
“Hai ragione” gli disse. “Le analogie sono troppo inquietanti da ignorare.”
Bryers non rispose e tossì forte, coprendosi la bocca con l’incavo del gomito. Era una tosse profonda e secca, come quelle che uno si trascina dopo un brutto raffreddore.
“Stai bene?” gli chiese.
“Sì, sì. È l’autunno che si avvicina. Le mie stupide allergie si risvegliano in questo periodo tutti gli anni. Tu, piuttosto? Stai bene? Adesso che sei diplomata e sei ufficialmente un’agente, hai il mondo nelle tue mani, come si suol dire. Questo ti eccita o ti spaventa?”
“Un po’ entrambe le cose” disse lei sinceramente.
“È venuto qualcuno dei tuoi a vederti sabato?”
“No” disse lei. E, prima che lui avesse il tempo di fare un’espressione triste o dire che gli dispiaceva, aggiunse: “Ma va bene così. La mia famiglia non è mai stata molto unita.”
“Sì, l’avevo sentito dire” disse. “Per me è stato lo stesso. I miei genitori erano brave persone, ma quando sono diventato adolescente e ho iniziato a comportarmi come tale, mi hanno in pratica lasciato perdere. Non ero abbastanza cristiano per loro. Mi piacevano troppo le ragazze. Cose così.”
Mackenzie non disse nulla perché era rimasta sbalordita. Da quando lo conosceva non aveva mai raccontato così tanti dettagli su di sé, e gli ultimi dodici secondi di confidenze erano completamente inaspettati.
Prima di rendersene conto, Mackenzie riprese a parlare. Le parole che le uscirono di bocca le sembrò di averle vomitate.
“Anche mia madre ha fatto più o meno la stessa cosa con me” disse. “Io ero cresciuta e lei si accorse di non essere più in grado di controllarmi. E, se non poteva controllarmi, allora non voleva avere niente a che fare con me. Quando però perse il controllo che aveva su di me, perse anche quello che aveva su tutto il resto.”
“Ah, non sono fantastici i genitori?” commentò Bryers.
“Già, come solo loro sanno esserlo.”
“Che mi dici di tuo padre?” le chiese Bryers.
La domanda le trafisse il cuore ma con sua sorpresa gli rispose. “È morto” disse brusca. Una parte di lei però avrebbe voluto raccontargli della morte di suo padre e di come fosse stata lei a scoprirne il cadavere.
Anche se il tempo che avevano trascorso separati sembrava aver migliorato il loro rapporto lavorativo, non si sentiva ancora del tutto pronta a riaprire quelle ferite davanti a Bryers. Eppure, nonostante la sua fredda risposta, Bryers adesso sembrava molto più aperto e disposto a chiacchierare. Si domandò se fosse semplicemente per il fatto che adesso lavoravano insieme con il benestare dei suoi superiori.
“Mi dispiace” le disse, facendole capire che aveva colto che lei non ne voleva parlare. “I miei... non capivano perché desiderassi questo lavoro. Erano dei cristiani estremamente rigidi. Quando a diciassette anni dissi loro che non credevo in Dio, in pratica mi hanno abbandonato. Adesso sono morti entrambi. Mio padre ha tenuto duro per sei anni dopo la morte di mia madre. Io e lui eravamo riusciti a fare pace in quel periodo. Andavamo nuovamente d’accordo, poi però lui morì di cancro ai polmoni nel 2013.”
“Almeno hai avuto l’occasione per recuperare il rapporto con lui” disse Mackenzie.
“Vero” disse lui.
“Ti sei mai sposato? Hai figli?”
“Sono stato sposato per sette anni. Ho avuto due figlie da mia moglie. Una adesso frequenta l’università in Texas, l’altra è da qualche parte in California. Ha smesso di parlarmi dieci anni fa, dopo aver lasciato la scuola superiore ed essere rimasta incinta del suo fidanzato ventiseienne.”
Lei si limitò ad annuire, non sapendo come continuare la conversazione. Era strano che si aprisse così tanto con lei, ma lo apprezzava. Quello che le aveva detto aveva senso. Bryers era un uomo piuttosto solitario e questo si accordava con i rapporti tesi che aveva avuto con in genitori.
Invece il fatto che avesse due figlie delle quali non parlava quasi mai era stata una grossa rivelazione. Adesso capiva perché con lei fosse così aperto e perché sembrasse piacergli lavorare con lei.
Nelle due ore successive parlarono poco, per lo più a proposito del caso e del periodo che Mackenzie aveva trascorso nell’Accademia. Era bello avere qualcuno a cui parlare di queste cose, e si pentì di non essersi confidata con lui quando le aveva chiesto di suo padre.
Passò un’altra ora e un quarto prima che Mackenzie vide i cartelli che segnalavano l’uscita per Strasburg. Mackenzie poteva praticamente sentire l’atmosfera nella macchina cambiare, mentre entrambi lasciavano da parte le questioni personali per concentrarsi unicamente sull’incarico.
Sei minuti più tardi, Bryers imboccò l’uscita. Quando entrarono nel paese, Mackenzie iniziò a sentirsi tesa. La tensione però era positiva – quel tipo di tensione che aveva provato la notte prima del diploma, entrando nel parcheggio con la pistola a proiettili di vernice in mano.
Era arrivata. Non solo a Strasburg, ma in una fase della sua vita che fino ad allora aveva solo sognato, fin dal suo primo avvilente incarico in Nebraska.
Oddio, pensò. Davvero è stato soltanto cinque anni e mezzo fa?
Era proprio così. E adesso che era stata letteralmente accompagnata verso la realizzazione dei suoi sogni, i cinque anni che separavano quel lavoro d’ufficio dal momento presente, sul sedile passeggero di Bryers, sembravano una specie di barriera che separava due versioni diverse di sé. E a Mackenzie andava bene così. Il suo passato non aveva fatto altro che ostacolarla, e adesso che se ne era finalmente liberata, era ben contenta di lasciarselo alle spalle.
Vide il cartello del Parco Statale di Little Hill e il cuore le accelerò in petto. Era il momento. L’inizio del suo primo caso ufficiale come agente. Tutti gli occhi sarebbero stati puntati su di lei, lo sapeva.
Era giunto il momento.
CAPITOLO CINQUE
Quando Mackenzie scese dall’auto nel parcheggio del Parco Statale di Little Hill, si preparò, avvertendo immediatamente la tensione dell’omicidio nell’aria. Non capiva come, ma riusciva a percepirla. Era una sorta di sesto senso che a volte avrebbe preferito non avere. Nessuno di quelli con cui aveva lavorato finora pareva averlo.
In un certo senso, realizzò, erano fortunati. Era un dono, ma anche una maledizione.
Attraversarono il parcheggio e raggiunsero il centro visitatori. Anche se l’autunno non aveva ancora una salda presa sulla Virginia, si era fatto sentire in anticipo. Le foglie tutto intorno stavano cambiando colore, virando sul rosso, il giallo e l’oro. Dietro al centro c’era un gabbiotto della vigilanza, e una donna dall’aria annoiata rivolse loro un cenno dalla cabina.
Il centro poteva solo definirsi come una banale trappola per turisti. Degli espositori mettevano in mostra magliette e bottigliette d’acqua. Su un piccolo scaffale sul lato destro poggiavano delle cartine della zona e degli opuscoli sulla pesca. Al centro stava una donna in età da pensione, che sorrideva da dietro un bancone.
“Voi siete quelli dell’FBI, giusto?” chiese la donna.
“Esatto” disse Mackenzie.
La donna annuì brevemente e sollevò la cornetta del telefono che c’era dietro il bancone. Digitò un numero da un pezzo di carta di fianco al telefono. Mentre aspettavano, Mackenzie si voltò, imitata da Bryers.
“Non hai parlato direttamente con la Polizia di Strasburg, vero?” gli chiese.
Bryers scosse la testa in segno negativo.
“Saremo accolti come amici o come un intralcio?”
“Immagino che lo scopriremo presto.”
Mackenzie annuì e si voltò verso il bancone. La donna aveva appena riagganciato e li stava guardando.
“Lo sceriffo Clements arriverà tra una decina di minuti. Potete aspettarlo fuori, al gabbiotto della vigilanza.”
Tornarono fuori e raggiunsero il gabbiotto. Mackenzie si ritrovò ancora una volta quasi ipnotizzata dai colori degli alberi. Camminò lentamente, godendosi la visuale.
“Ehi, White” disse Bryers. “Tutto a posto?”
“Sì, perché lo chiedi?”
“Stai tremando. Sei pallida. Come agente esperto dell’FBI, direi che sei nervosa – parecchio nervosa.”
Lei strinse forte le mani, accorgendosi che effettivamente tremavano leggermente. Sì, era nervosa, ma sperava di essere stata brava a nasconderlo. Invece a quanto pareva non ci era riuscita.
“Ascolta, adesso si fa sul serio. È normale che ti senta nervosa. Ma devi sfruttare la tensione. Non combatterla o nasconderla. So che sembra un controsenso, ma devi fidarti di me.”
Lei fece un cenno con la testa, in imbarazzo.
Proseguirono senza dire altro, con i colori degli alberi intorno a loro che parevano farsi sempre più vicini. Mackenzie guardò il gabbiotto davanti a sé, notando la sbarra che chiudeva la strada. Anche se sembrava una cosa ridicola, non poté fare a meno di pensare che il suo futuro l’aspettasse al di là di quella sbarra, e si sentì al tempo stesso intimidita e impaziente di superarla.
Dopo pochi secondi, entrambi udirono il rumore di un piccolo veicolo. Quasi immediatamente dopo, avvistarono un’auto da golf che sbucava dalla curva. Sembrava andare a tutta velocità e l’uomo al volante era tutto curvo in avanti, come se in quel modo potesse far andare la macchina più veloce.
Il veicolo sfrecciò e Mackenzie guardò l’uomo che immaginò essere lo sceriffo Clements. Era sulla quarantina e sembrava un tipo tosto, uno che non aveva avuto una vita facile. I capelli erano leggermente brizzolati sulle tempie e l’ombra di barba che gli velava il viso era probabilmente sempre lì.
Clements parcheggiò l’auto, guardò distrattamente la guardia nel gabbiotto e andò incontro a Mackenzie e Bryers.
“Agenti White e Bryers” disse Mackenzie tendendo la mano.
Clements la strinse passivamente, poi fece lo stesso con Bryers, prima di voltarsi verso il vialetto dal quale era arrivato.
“Ad essere onesto” disse Clements “anche se naturalmente apprezzo l’interesse dell’FBI, non sono sicuro che ci serva il vostro aiuto.”
“Be’, ormai siamo qui, perciò ci permetta di capire se possiamo essere d’aiuto” disse Bryers in tono amichevole.
“Bene, allora saltate su e scopriamolo” disse Clements. Mackenzie stava facendo del suo meglio per cercare di inquadrarlo, mentre montavano sull’auto da golf. La sua preoccupazione principale fin dall’inizio era cercare di capire se Clements era semplicemente molto stressato oppure se fosse uno stronzo di suo.
Si mise sul posto davanti, di fianco a Clements, mentre Bryers salì dietro. Clements non disse una parola. Sembrava proprio che cercasse di far loro capire che era una seccatura doverli accompagnare in giro.
Dopo un minuto circa, giunti ad un bivio, Clements imboccò il vialetto di destra. La strada ora non era più asfaltata, ed era così stretta da permettere a malapena il passaggio della piccola auto.
“Che istruzioni sono state date alla guardia nel gabbiotto?” chiese Mackenzie.
“Non deve passare nessuno” disse Clements. “Nemmeno se si tratta di ranger o sbirri. Prima devono avere il mio permesso. Ci sono già troppe persone a cazzeggiare qui intorno, rendendo le cose ancora più difficili.”
Mackenzie afferrò la frecciatina non troppo velata, ma la ignorò. Non aveva intenzione di mettersi a discutere con Clements prima che lei e Bryers avessero avuto l’occasione di vedere la scena del crimine.
Circa cinque minuti più tardi, Clements arrestò il veicolo, scendendo prima ancora che si fosse fermato completamente. “Forza” disse, come se stesse parlando a dei bambini. “Da questa parte.”
Mackenzie e Bryers scesero dall’auto. La foresta incombeva tutto intorno a loro. Era molto bella, ma aleggiava un silenzio pesante che a Mackenzie parve una sorta di presagio – un segnale che fosse accaduto qualcosa di terribile.
Clements li condusse tra gli alberi, procedendo a passo svelto. Non c’erano sentieri da seguire, soltanto vecchie impronte sparse qua e là tra la vegetazione. Senza nemmeno rendersene conto, Mackenzie superò Bryers per cercare di restare al passo con Clements. Di tanto in tanto doveva schivare un ramo basso o togliersi fili di ragnatela dalla faccia.
Dopo qualche minuto che camminavano, iniziò a sentire delle voci, poi rumori vari di gente che si muoveva. Cominciò a comprendere di cosa parlava Clements; ancora prima di vedere la scena del crimine, Mackenzie sapeva che sarebbe stata affollata.
Il suo sospetto venne confermato meno di un minuto dopo, quando giunsero sul posto. I sigilli delimitavano una zona triangolare nella foresta. Mackenzie contò otto persone, incluso Clements. Con lei e Bryers, in totale sarebbero stati in dieci.
“Visto cosa intendo?” chiese Clements.
Bryers affiancò Mackenzie e sospirò. “Che gran caos.”
Prima di farsi avanti, Mackenzie cercò di studiare al meglio la scena. Degli otto uomini, quattro erano della polizia locale, com’era facilmente intuibile dall’uniforme. Altri due indossavano un’uniforme diversa – probabilmente erano della polizia statale, immaginò Mackenzie. Senza lasciarsi distrarre, si concentrò sulla scena in sé, più che sulle persone.
Il luogo sembrava casuale. Non c’erano punti di particolare interesse, nessun oggetto che potesse essere visto come un simbolo. Era una sezione di foresta come tante, per quel che capiva Mackenzie. Calcolò che si trovava ad un paio di chilometri dal sentiero centrale. Gli alberi non erano particolarmente fitti, ma tutto intorno a lei percepiva un senso di isolamento.
Mackenzie spostò la sua attenzione sugli uomini che discutevano. Alcuni sembravano agitati, un paio arrabbiati. Due di loro non indossavano alcun tipo di divisa che permettesse di riconoscerne la professione.
“Chi sono i tizi senza uniforme?” chiese Mackenzie.
“Non saprei” disse Bryers.
Clements si voltò con espressione corrucciata. “Ranger” disse. “Joe Andrews e Charlie Holt. Capita una cosa del genere e si credono di essere poliziotti.”
Una delle guardie gli lanciò uno sguardo al vetriolo. Mackenzie era abbastanza sicura che Clements avesse indicato lui quando aveva fatto il nome di Joe Andrews. “Attento a come parli, Clements. Questo è un parco statale” disse Andrews. “Qui la tua autorità vale meno di un moscerino.”
“Già, può darsi” disse Clements. “Ma sai bene anche tu che mi basta una sola telefonata al distretto per farti sbattere via di qui in meno di un’ora. Perciò fa’ quel che devi fare, poi porta il tuo culo fuori di qui.”
“Presuntuoso figlio di...”
“Avanti” disse un terzo uomo. Era uno della polizia di stato, una montagna d’uomo con occhiali da sole che lo facevano sembrare il cattivo di un film d’azione anni ’80 di serie B. “Io ho l’autorità di buttarvi fuori di qui tutti e due. Quindi piantatela di comportarvi da mocciosi e fate il vostro lavoro.”
L’uomo si accorse solo in quel momento di Mackenzie e Bryers. Si avvicinò e fece un cenno del capo quasi a mo’ di scusa.
“Mi dispiace che abbiate assistito a una scena del genere” disse. “Sono Roger Smith, della polizia di stato. Avete visto che scena del crimine abbiamo qui?”
“Siamo qui per quello” disse Bryers.
Smith si voltò verso le altre sette persone e disse con voce tonante: “Fatevi indietro e lasciate che i federali facciano il loro lavoro.”
“E che mi dici del nostro lavoro?” domandò il secondo ranger. Charlie Holt, rammentò Mackenzie. Guardava Mackenzie e Bryers con aria sospettosa. Mackenzie pensò che sembrasse addirittura timido e timoroso per la loro presenza. Quando Mackenzie lo guardò, lui abbassò lo sguardo a terra, chinandosi a raccogliere una ghianda. Si mise a giocherellarci passandola da una mano all’altra, poi iniziò a staccare la parte superiore.
“Voi avete avuto abbastanza tempo” disse Smith. “Adesso fatevi un attimo da parte, ok?”
Tutti fecero come richiesto. I ranger sembravano i più risentiti. Per migliorare la situazione, Mackenzie immaginò che sarebbe stato meglio cercare di coinvolgerli il più possibile, per tenere a bada gli animi.
“Che tipo di informazioni servono a un guardaparco in casi come questo?” chiese ai due mentre si chinava per oltrepassare i sigilli, iniziando a guardarsi attorno. Vide evidenziato il punto in cui era stata trovata la gamba. Parecchio distante c’era la sagoma del resto del corpo.
“Intanto dobbiamo sapere per quanto tempo tenere chiuso il parco” disse Andrews. “Anche se può sembrare da egoisti, questo parco rappresenta una bella fetta del reddito proveniente dal turismo.”
“Hai ragione” si intromise Clements. “È proprio da egoisti.”
“Be’, secondo me possiamo essere egoisti ogni tanto” disse Charlie Holt sulla difensiva. Poi guardò Mackenzie e Bryers con disprezzo.
“Come mai?” volle sapere Mackenzie.
“Avete forse un’idea di quello che dobbiamo sopportare?” domandò Holt.
“In effetti no” disse Bryers.
“Adolescenti che fanno sesso” disse Holt. “A volte vere e proprie orge. Rituali di stregoneria. Ho addirittura beccato dei tizi ubriachi che se la facevano con un tronco – e intendo proprio che avevano le mutande calate. La polizia di stato si limita a farsi una bella risata quando sente queste storie, mentre la polizia locale le sfrutta per fare scherzi il fine settimana. Così... Sì, ogni tanto cerchiamo di far valere la nostra autorità.”
La foresta si fece silenziosa, tranne per uno dei poliziotti che sogghignando commentò: “Certo. L’autorità. Come no.”
I ranger lo fissarono con sguardi carichi di odio. Andrews fece un passo avanti, apparentemente sul punto di esplodere dalla rabbia. “Fanculo” disse semplicemente.







